sabato 23 luglio 2011

Arriva il trapano elettrico

136 anni fa nasceva lo strumento che ancora oggi mette paura a bambini e adulti
da wired.it

Il primo paziente che ne ha sentito il rumore infernale deve essere saltato sulla sedia e letteralmente volato fuori dalla porta. Come biasimarlo? Se il trapano di oggi ancora è un incubo che tiene lontane migliaia di persone dalla sedia del dentista (con conseguenze terribili per la loro salute dentale e non solo) quello elettrico, brevettato da George F. Green il 26 gennaio 1875, doveva apparire per davvero come uno strumento di tortura.

Green era un dentista di Kalamazoo, nel Michigan (Usa), una cittadina che oggi conta poco più 77mila anime, famosa per aver dato origine alle chitarre elettriche Gibson ed essere sede di una famosa scuola d’arte (il Kalamazoo College). Di anime, nel 1875, non dovevano essercene molte di più e sicuramente diverse erano pazienti del dottor Green. Come all’odontoiatra sia venuto in mente di mettere un motore elettrico azionato a pedale al suo strumento da lavoro ancora è un mistero. Forse voleva ridurre il tempo che i pazienti passavano con la bocca spalancata, magari diminuire il dolore e il fastidio.

Fatto sta che a oltre 8.800 anni dalla sua invenzione (è stato ritrovato un dispositivo di legno con punta di selce risalente al 7000 a.C, ma non abbiamo informazioni sui pazienti preistorici), il trapano cominciò a incutere terrore non solo per il male cane che procurava, ma anche per l’inconfondibile rumore che annunciava il dolore in arrivo.

Nell'Ottocento, però, non fu solo Green a lavorare per migliorare il trapano odontoiatrico: nel  1864 dal dentista inglese George Fellows Harrington mise a punto il primo trapano meccanico, molto rumoroso anche questo, nonché molto vibrante. Nel 1871 fu la volta di quello azionato a pedale, costruito e brevettato da James B. Morrison. Nonostante questi meritevoli precedenti, la velocità di rotazione della testina perforante permessa dallo strumento di Green era, però, rivoluzionaria e rese curabili situazioni dentali fino ad allora risolvibili esclusivamente con l’estrazione.

Tuttavia, le vibrazioni e il dolore a cui era sottoposto il poveretto seduto sulla sedia del dentista erano ancora notevoli. Da allora enormi migliorie sono state apportate a questo strumento fondamentale per ogni dentista. Nel 1914 la testina di un trapano girava già 3000 volte in un minuto e, successivamente, invece che un motore elettrico venne introdotta una trasmissione a cinghia del movimento; ma anche in questi modelli le vibrazioni erano intense.

Il problema si ridusse notevolmente quando, nel 1949, John Patrick Walsh del Dominion Physical Laboratory (DPL) di Wellington , in Nuova Zelanda, introdusse la turbina ad aria compressa, la diretta progenitrice di quelle usate per i trapani moderni (anche se ancora oggi sono impiegati trapani che montano micromotori elettrici). Nel ’57 un modello simile a quello di Walsh fu poi sviluppato da John Borden negli Stati Uniti. Attualmente, la fresa diamantata degli strumenti presenti in tutti gli studi odontoiatrici gira 400mila volte in un minuto: le vibrazioni e il dolore avvertiti dal paziente sono ridotti al minimo. Il rumore, purtroppo, ancora no.

lunedì 20 giugno 2011

CHE MATERIALE SCEGLIERE IN PROTESI FISSA?

         La scelta del materiale per realizzare protesi fisse (capsule o ponti) in odontoiatria pone lo specialista di fronte a una scelta tecnica e merceologica fondamentale nella realizzazione di manufatti protesici adatti al paziente. A tal fine il professionista deve tenere in considerazione diversi fattori, che riguardano la biocompatibilità, la resistenza, l’estetica e, non ultimo, il costo. I ponti e le capsule deputati a ricostruire o sostituire i denti sono oggi realizzati prevalentemente con materiali metallici, a loro diretto contatto, rivestiti di materiali estetici in ceramica o, sempre meno che in passato, in resina. I metalli utilizzati per rivestire i nostri denti possono essere di diverso tipo: leghe nobili contenenti una percentuale variabile di oro, leghe contenenti palladio dette “palladiate”, leghe definite vili perché prive di metalli nobili.
Vi sono peraltro già oggi in commercio materiali di colori molto simili al colore naturale dei denti con cui realizzare protesi fisse dette metal free (senza metallo). Essi mantengono l’elevato grado di resistenza e biocompatibilità proprio della classica protesi metallo-ceramica: questi sono l’ossido ceramico di alluminio (allumina), il disilicato di litio e l’ossido di zirconio. Il principale vantaggio delle protesi realizzate con tecnica metal free sta nella loro estetica; la capsula non contiene metallo e la luce la attraversa, quindi, nella stessa maniera in cui attraversa il dente naturale, riproducendo le medesime caratteristiche di lucentezza e opalescenza. A seconda dei casi, con questi materiali si possono realizzare sia corone singole sia ponti in grado di riabilitare l’intera bocca con ottimi risultati estetici, in particolare senza l’inestetismo prodotto dal possibile emergere, nel tempo, dei bordini metallici.
Può la protesi fissa metal free sostituire completamente quella metallo-ceramica? Con l’introduzione dei sistemi di lavorazione CAD/CAM (computer aided design/computer aided manufacturing) l’utilizzo di questi materiali sta affermandosi sempre più, grazie alla loro lavorabilità, in studio come nel laboratorio odontotecnico. E’ difficile, tuttavia, prevedere se questi materiali manderanno definitivamnte in pensione il metallo in protesi fissa; nella pratica quotidiana ci si trova di fronte a pazienti con problemi gnatologici (di masticazione) per i quali può essere preferibile incapsulare i denti dei settori posteriori (con un impatto estetico limitato) con protesi che consentano battute masticatorie in metalli più malleabili (leghe nobili con percentuali d’oro elevate). Comunque, la protesi metallo-ceramica si è fatta onore in questi anni e ancora oggi risulta essere un‘ottima soluzione protesica, seppur esteticamente di livello inferiore nella ricostruzione o sostituzione dei denti nei settori delle arcate dentali di maggiore impatto estetico (denti anteriori).

sabato 14 maggio 2011

ATTENZIONE AI BIFOSFONATI !

Dagli anni ’60 sono stati introdotti in commercio i bifosfonati o difosfonati, farmaci utilizzati nella terapia di numerose malattie delle ossa. L’utilizzo di queste sostanze trova largo impiego in tutte quelle patologie in cui si verifica un alterato metabolismo dell’osso: dall’osteoporosi, che causa indebolimento delle ossa e colpisce soprattutto in età avanzata, alle malattie tumorali originate dalle ossa o colpite da replicazioni a distanza (metastasi). Oggi si pensa che i bifosfonati siano tra i 20 farmaci più diffusi al mondo.
Ma come agiscono questi farmaci? La loro azione principale è quella di impedire che le cellule responsabili della demolizione e del riassorbimento dell’osso(osteoclasti), normalmente presenti nel tessuto, vengano attivate nel corso delle malattie sopra descritte, impedendo così un indebolimento delle ossa. Tuttavia l’impiego di queste sostanze comporta anche la comparsa di alcuni effetti collaterali. Accanto a sintomi generali come diarrea, nausea, dolori addominali, esofagiti di gravità diversa a seconda dei casi, si sono verificati casi di danni a carico delle ossa mascellari. Ovvero, si è osservato che pazienti in trattamento con bifosfonati, principalmente per via endovenosa ma anche in alcuni casi dopo somministrazioni per via orale, dopo semplici estrazioni dentarie o più complessi interventi di chirurgia orale, subiscono una grave forma di necrotizzazione dell’osso (morte del tessuto osseo), specialmente alla mandibola, chiamata osteonecrosi mandibolare da bifosfonati.
Non è ancora completamente chiaro come questi farmaci causino tali danni. La teoria attualmente più accreditata vede proprio la loro attività di inibizione degli osteoclasti come principale responsabile. Infatti, quando il farmaco raggiunge elevate concentrazioni nel tessuto osseo, gli osteclasti sono completamente inattivi. Quindi, oltre a non svolgere la loro azione di attivazione del riassorbimento osseo, non si occupano neanche delle loro altre mansioni, come quella di riparazione modellamento del tessuto in caso di danni. Questo vuol dire che l’organismo dei pazienti sottoposti a terapia con bifosfonati non è in grado di riparare i danni riportati dal tessuto osseo in seguito a interventi di chirurgia orale (estrazioni, curettage e levigatura delle radici dei denti, enucleazioni cistiche). In questi soggetti, invece, si verifica la colonizzazione dell’area da parte di vari batteri responsabili dell’osteonecrosi. La lesione si manifesta inizialmente come una piccola infiammazione residua nella zona post-estrattiva o del piccolo intervento effettuato. Successivamente, purtroppo, si forma una zona più o meno grande in cui l’osso si necrotizza e, a quel punto, si deve procedere all’asportazione di tutto il tessuto danneggiato.
Come evitarlo? Per prevenire l’insorgenza dell’osteonecrosi da bifosfonati è fondamentale una corretta informazione sia per i pazienti sia per lo specialista. Va fatta una accurata anamnesi del paziente da parte dell’odontoiatra, per scoprire se il soggetto assume già questi farmaci o se è in procinto di farlo. Nel primo caso è preferibile non effettuare manovre chirurgiche (estrazioni, interventi di chirurgia parodontale, implantologia), prima di tre mesi dalla sospensione della terapia. Se il paziente è in procinto di effettuare terapie con bifosfonati sarebbe meglio posticipare l’inizio di queste, quando possibile, per effettuare tutti quegli interventi atti a preservare la salute orale del soggetto. E’ consigliabile a tutti i pazienti che, per motivi diversi, stiano per intraprendere cicli terapeutici a base di bifosfonati, fare una visita di controllo dal proprio odontoiatra per non avere problemi nel corso della terapia. Nel caso in cui si renda necessaria una visita dello specialista è indispensabile avvertirlo dell’uso dei bifosfonati, per non incorrere nei problemi descritti.

martedì 3 maggio 2011

ABUSIVISMO IN ODONTOIATRIA: GROSSO RISCHIO PER TUTTI!

In Italia possono esercitare la professione del dentista solo i laureati in medicina e chirurgia o in odontoiatria e protesi dentaria iscritti all’albo degli odontoiatri dell’ordine professionale regionale di appartenenza.
È quindi un dentista abusivo una persona che non ha questi requisiti: o non è iscritto all’albo odontoiatrico o, addirittura, non è in possesso della laurea necessaria. 
Nel settore dentale il fenomeno dell’abuso della professione medica sembra essere un fatto inevitabile, impossibile da sconfiggere. Spesso a esercitare la professione odontoiatrica senza poterlo fare sono gli odontotecnici o gli igienisti dentali (ma non solo) che si lanciano nella pratica odontoiatrica, magari dopo aver assistito per un certo periodo di tempo uno specialista. Secondo la legge queste persone commettono reato neanche tanto veniale, ecco perché: il dentista nella sua pratica clinica compie manovre (estrazioni, anestesie, applicazione di sostanze) potenzialmente molto pericolose, soprattutto in alcuni soggetti (cardiopatici, ipertesi, diabetici) per i quali possono arrivare a rappresentare un pericolo per la vita. In un soggetto con alterata capacità di coagulazione sanguigna (persone in terapia con farmaci anticoagulanti) una semplice estrazione potrebbe causare una emorragia tale, a volte a distanza di qualche giorno dall’atto chirurgico, da mettere in difficoltà il paziente. Una capsula applicata su un dente che non articola correttamente con i suoi denti antagonisti, può causare danni all’articolazione temporo-mandibolare (della mandibola). L’uso improprio di sostanze utilizzate in endodonzia (che si mettono dentro la camera pulpare dei denti) può causare lesioni ossee a carico dei mascellari, sino ad arrivare a gravi forme di osteomieliti (gravi infezioni dell’osso).
Come ci si difende? Oggi è molto più semplice che in passato: basta passare uno sguardo attento alla parete dello studio odontoiatrico cui ci si rivolge.  Per legge, infatti, il medico deve esporre i certificati di iscrizione all’ordine degli odontoiatri. Se poi non ci si dovesse fidare dei pezzi di carta incorniciati, è sempre possibile controllare sul sito dell’ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di appartenenza, alla voce elenco iscritti.
Ma cosa alimenta questo fenomeno? Innanzitutto un semplice fatto economico: i prezzi praticati da un dentista abusivo sono solitamente molto più bassi di quelli di uno specialista qualificato. Questo perché non deve “perdere tempo” in aggiornamenti scientifici mirati al miglioramento delle terapie, non si deve preoccupare delle norme di sicurezza nel suo studio perché non risulta iscritto da nessuna parte e conseguentemente non deve pagare alcuna tassa sulla sua attività. Può utilizzare materiali scadenti e inadeguati che consentono di abbattere notevolmente i costi perché meno soggetto a controlli dalle autorità competenti. Solo il malcapitato può accusarlo di aver utilizzato materiale scadente ma solo dopo che il danno è stato fatto.
Tuttavia è bene chiarire che talvolta la responsabilità  è anche dei professionisti qualificati: alcuni colleghi, spesso molto giovani ed inesperti, “prestano” il proprio nome a copertura dell’abusivo in cambio di uno stipendio. Infatti assumendo la direzione sanitaria  di un ambulatorio odontoiatrico di proprietà di un abusivo, si assumono la responsabilità civile e penale di ciò che accade all’interno dello studio, consentendo a chi non ha diritto di esercitare illecitamente la professione. Tale pratica è molto pericolosa per tutti: per il medico prestanome perché risponde di eventuali danni e per i pazienti che non hanno mai la garanzia che le mani che lavorano nella loro bocca sono coscienziose e preparate.
Consiglio a tutti di accertarsi accuratamente delle qualifiche dell’odontoiatra a cui ci si rivolge per salvaguardare la salute della propria bocca; inoltre rivolgersi a sanitari qualificati è una attitudine alla legalità, per evitare di alimentare il fenomeno dell’abusivismo il più delle volte totalmente sconosciuto al fisco e quindi fonte di evasione fiscale.

giovedì 14 aprile 2011

Presentazione

I trattamenti e le terapie che si effettuano in uno studio odontoiatrico sono numerose e riguardano diversi aspetti della salute della bocca. Grazie ai progressi raggiunti dall'odontoiatria nell'ultimo secolo che hanno portato alla sviluppo di diverse branche specialistiche, alcune delle quali hanno poi assunto nel corso del tempo una dignità scientifica autonoma. La visione settoriale, sebbene molto valida scientificamente perché permette l'approfondimento delle conoscenze, dal punto di vista clinico comporta il rischio di non tener sempre presente che “attaccato” al dente da curare, da estrarre o da sostituire esiste un paziente con tutti i suoi problemi fisici e psicologici nell’affrontare le terapie odontoiatriche.
Come orientarsi allora in campo odontoiatrico da paziente? Quali terapie sono appropriate per ogni singolo caso? Quali esperienze si possono mettere a disposizione di pazienti e “addetti ai lavori” nel nostro settore? La paura atavica e irrazionale del dentista, la non corretta informazione e, purtroppo, il fenomeno dell’abusivismo professionale in campo odontoiatrico, sono i principali responsabili dei ritardi, delle inadeguate esecuzioni delle terapie e talvolta dell’aumento dei costi di queste. In questo sito si vuole dare spazio al confronto tra tutti coloro che, attraverso mail, domande o suggerimenti vogliono chiarire dubbi, risolvere problemi o semplicemente informarsi sulla salute orale.

Domande frequenti

Di seguito l'elenco delle domande che più frequentemente mi vengono rivolte, ho cercato di rispondere in maniera semplice ma esaustiva, tuttavia se avete necessità di approfondimenti contattatemi tramite la sezione forum del mio sito www.tenadent.it

E’ sempre possibile mettere degli impianti?
Ci sono delle controindicazioni di carattere generale: i pazienti con patologie metaboliche ( ad esempio diabete mellito non compensato) malattie epatiche, soggetti irradiati da pochi mesi per la cura di patologie tumorali, forti fumatori, individui con scarsa igiene orale, cardiopatici non compensati non sono candidati per fare questa terapia. Inoltre è necessario valutare la quantità e la qualità di osso disponibile nelle zone in cui si vorrebbe inserire un impianto.

Ogni quanto tempo si deve fare la pulizia dei denti?
Normalmente sarebbe consigliabile sottoporsi a una seduta di igiene orale ogni sei mesi, ma ci sono alcuni soggetti che a causa di una consistente presenza di sali minerali nella saliva devono fare l’ablazione del tartaro (pulizia dei denti) anche ogni quattro mesi.

Quando si deve togliere il dente del giudizio?
I denti del giudizio sono gli ultimi denti a spuntare nella nostra bocca e sono quelli che nel loro percorso possono trovare degli ostacoli che ne impediscono il corretto allineamento in arcata. Talvolta non compaiono mai perché rimangono all’interno delle ossa mascellari, causando delle compressioni sino a erodere le radici o le corone dei denti vicini. L’indicazione a togliere i denti del giudizio c’è quando questi, a causa della loro posizione, provocano danni o infezioni ai denti vicini o ai tessuti molli che li rivestono. Talvolta devono essere estratti prima di affrontare una terapia ortodontica per consentire gli spostamenti degli altri denti più facilmente.

Come faccio a sapere se mio figlio ha bisogno di una terapia ortodontica?
Solo il dentista può stabilire la presenza di un non corretto rapporto tra denti superiori e inferiori (malocclusione) che in futuro potrà dare problemi sia estetici che funzionali. Le visite periodiche dallo specialista devono essere quindi un’abitudine instaurata sin dall’infanzia. Abituare un bambino sin da piccolo ad una visita dal dentista ha infatti una duplice funzione: formare un adulto privo di paure ingiustificate dell’odontoiatra e intercettare al più presto un eventuale problema.

Che cosa si può fare Quando i denti “ballano”?
Il movimento dei denti è spesso conseguenza di sofferenze a carico della struttura di sostegno di questi (parodonto) e solitamente indica la presenza di una malattia parodontale (parodontopatie). La prima cosa da fare è una visita dallo specialista che cercherà di capire il motivo di questo movimento e, se possibile, rimuoverlo. Successivamente il medico deciderà se ricorrere alle terapie del caso: somministrazione per via sistemica di farmaci, applicazione di splint (legature) per la stabilizzazione o interventi chirurgici veri e propri per la rigenerazione ossea (G.B.R.).

Con quale materiale conviene fare una capsula o un ponte?
Possono essere utilizzati diversi tipi di materiali; leghe nobili e resina, leghe auree e ceramica, leghe vili e ceramica, ceramica integrale ecc.. La scelta del materiale dipende da che tipo di protesi fissa bisogna applicare tenendo presente le esigenze biologiche, biomeccaniche e, non meno importanti, quelle economiche.

Come si può prevenire l'insorgenza delle carie in un bambino?
Il metodo migliore rimane sempre la cura dell’alimentazione e dell’igiene orale del bambino. Ai dolci elaborati delle merendine sarebbe meglio preferire il fruttosio della frutta, cercando di abituare il bambino a pulirsi i denti almeno dopo i pasti principali. Dallo specialista si possono effettuare le sigillature di solchi e fossette dei denti per prevenire l’attacco della carie e per abituare il bambino alla figura professionale del dentista.

Che cosa significa l’insorgenza di macchie bianche sulla mucosa orale?
La presenza di macchie biancastre talvolta rilevate e circondate di colori rossastri più accesi, devono essere sottoposte all’attenzione dello specialista al più presto. Nella maggioranza dei casi possono essere la spia di piccole sindromi da malassorbimento (disturbi gastroenterici che riducono l’assorbimento di vitamine o sali minerali); altre volte possono essere delle lesioni degli strati più superficiali della mucosa orale con forme e dimensioni diverse. In ogni caso si deve accertarne l’origine al fine di rimuovere le cause che le hanno determinate anche attraverso prelievi bioptici per chiarirne la natura.

Perché ho i denti colorati in maniera anomala?
I motivi per una anomala colorazione dei propri denti sono molteplici ma sono tutti legati a fattori intervenuti durante lo sviluppo della dentina dei denti in età pediatrica. La causa più comune è il fenomeno della fluorosi dentale; l’eccesso di somministrazione di fluoro nelle acque potabili a scopo preventivo anti carie è il principale responsabile dello sviluppo di denti definitivi con colorazione della dentina e dello smalto con macchie biancastro-grigiastre di varia entità. Un’altra causa frequente è la somministrazione di alcuni tipi di antibiotici (tetracicline) durante l’età pediatrica per combattere malattie infiammatorie delle vie respiratorie; l’accumulo nei tubuli dentinali di queste sostanze durante la crescita della gemma dentale dei denti definitivi, crea una colorazione grigiastra spesso stratificata.

Cos’è un granuloma dentale?
Sono delle infezioni croniche (di lunga durata) che si sviluppano intorno agli apici delle radici dentali in seguito a stimoli infettivi provenienti dalla polpa del dente. Intorno all’apice si organizzano le cellule dell’infiammazione (linfociti, monociti, macrofagi ecc.) che, nel corso del tempo, creano un aggregato cellulare in grado di riassorbire il tessuto osseo intorno alla radice del dente. Talvolta queste lesioni possono essere totalmente asintomatiche e progredire col tempo nella formazione di vere e proprie cisti di origine odontogena.